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Trento, 6 novembre 2007 Ha un titolo interrogativo e provocatorio il nuovo libro di Sandro Boato, l’architetto ambientalista che da anni – in veste prima di politico e di professionista e poi in quella di intellettuale e di poeta – partecipa al dibattito locale e internazionale sul futuro del nostro pianeta: «Proteggere la Terra dagli umani?». Il volume è più precisamente un pamphlet (edito dai Verdi del Trentino, 2007, 120 pagine, 10 euro) nel quale l’autore affronta in maniera sistematica i temi più impellenti dell’ecologia. Temi che Boato aveva già trattato in una lectio magistralis alla Scuola di formazione politica e culturale «Alexander Langer» nel 2006: l’insostenibilità dello sviluppo attuale della nostra società, la diffusione ancora insufficiente di Parchi naturali e lo stato dell’ambiente nell’Asia centro- orientale: un’immagine di come rischia di diventare tutta la terra nei prossimi decenni. La prima parte del volume ha un carattere valutativo. Dietro il titolo «L’insostenibilità dello sviluppo» l’autore svolge una analisi degli stili di vita e del consumo di risorse e produzione di inquinamento che caratterizza i «paesi ricchi» della Terra. Così l’ecosistema di quest’ultima è costretto a ribellarsi al proprio supersfruttamento per trovare un nuovo equilibrio che potrebbe non garantire la sopravvivenza degli umani. La seconda parte ha invece delle caratteristiche previsionali. Dietro la domanda «Un pianeta di Parchi?» Boato svolge un’analisi nella quale si chiede se la aree protette, diventando un sistema territoriale generalizzato a scala mondiale – sul modello di quelle europee –, potrebbero contribuire efficacemente a compensare gli squilibri ecologici. La terza parte è, infine, un insieme di appunti che hanno come filo conduttore lo stato dell’ambiente nell’Asia. Attraverso il racconto di alcuni disastri ecologici (come la costruzione delle dighe sul Fiume Giallo, la fine del Mare d’Aral, la «Nuvola bruna» asiatica) siano la metafora inquietante di come il mondo potrebbe finire se l’umanità non facesse tesoro di quegli errori e di quegli sbagli. «È assai complesso, oltreché temibile – scrive Boato nel volume – il panorama futuro. Tutti siamo chiamati a mettere in gioco il nostro tenore di vita, a cominciare da "meno automobili più gambe", dall’abolire gli sprechi d’acqua, dal risparmiare energie (e magari produrne da fonti rinnovabili), dalla riduzione della spazzatura, fino all’uso sistematico dei mezzi pubblici di trasporto (e solo eccezionalmente il superinquinante aereo). Queste ed altre correzioni di "vizi" individuali e di gruppo sono indispensabili a integrare l’azione urgente di governi ed imprese, per scongiurare gli scenari peggiori con un deciso cambio di rotta della nostra società». Nella prefazione al libretto, l’autore non manca di sottolineare i ritardi dell’azione pubblica (e privata) nel nostro Paese, a fronte di un «deterioramento dell’ecosistema terra che non può essere più negato», data la mole di informazioni e dati empirici disponibili: «Tuttavia - scrive Boato - nell’agone italiano, salvo che per la pattuglia dei Verdi o degli ambientalisti, il problema sembra non esistere. Soltanto più di recente, promossa dal ministero dell’Ambiente, è stata realizzata la prima Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici (12-13 settembre 2007) e si è svolto un dibattito parlamentare». Come a dire che il tempo stringe e anche i più distratti o perplessi hanno ragioni crescenti per cominciare a muoversi. |
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